Dal 2005 e con successivi aggiornamenti legislativi (Decreto legislativo numero 63 del 2013), la certificazione energetica è prevista dalla normativa vigente. Serve a stabilire quanto un edificio o un appartamento ‘consumi’ in termini di energia e quale impatto abbia sull’ambiente in condizioni di utilizzo e climatiche standard.
E’ obbligatoria solo in alcuni casi e per alcune categorie: se i proprietari dell’immobile debbano fare contratti di locazione, in caso di annunci immobiliari, rogiti, per detrazione e sgravi, ristrutturazioni edilizie.
L’Ape, attestato di prestazione energetica, ex Ace, è un documento complesso che può fare solo un qualificato esperto. Il certificatore energetico, ingegnere o architetto che sia, deve avere un’adeguata formazione per operare a norma di legge ed essere abilitato a redigere il certificato seguendo più passi. Vediamo quali sono.
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Primo passo: ricevere dal committente i documenti indispensabili
Che sia il proprietario dell’immobile o un agente immobiliare, il committente deve fornire al tecnico alcuni documenti per la compilazione dell’attestato. Innanzitutto la visura catastale dell’edificio o, in alternativa, tutti i dati catastali che lo caratterizzano. Occorrono quindi gli estremi del proprietario dell’immobile che potrebbero non coincidere con gli estremi del committente stesso.
Quindi la planimetria dell’edificio, meglio se catastale, per poter individuare possibili dispersioni energetiche. Indispensabile è allegare alla documentazione da presentare al tecnico, il libretto d’impianto sia in caso di riscaldamento autonomo che centralizzato, e nel caso l’edificio fosse provvisto di impianto di riscaldamento con caldaia a gas e i documenti su climatizzatori. Possono essere utili anche le bollette energetiche per controllare i risultati ottenuti, una volta redatto l’Ape.
Secondo passo: il sopralluogo del tecnico
In possesso di tutta la documentazione, il tecnico certificatore procederà a fare un sopralluogo per valutare come sia lo stato energetico dell’edificio o dell’appartamento attraverso la verifica di alcuni parametri geometrici ben precisi: la stratigrafia e lo spessore dei muri, delle pareti esterne ed interne, del solaio e della pavimentazione dell’edificio.
Dovrà valutare le caratteristiche costruttive degli infissi, sia quelle del telaio che quelle relative alle superfici vetrate, considerando dimensioni e luci, la tipologia di infissi (legno, alluminio, materiale plastico), oltre alle dimensioni e all’ingombro della parte vetrata e al tipo di vetro.
Dovrà valutare la termofisica delle porte interne ed esterne. Fondamentale, ovviamente, anche la supervisione degli impianti di riscaldamento e di raffrescamento, qualora presenti, con particolare attenzione al sistema di produzione del calore o del raffrescamento, sistema di distribuzione, sistema di regolazione e sistema di emissione dell’impianto. Dovrà registrare tutti i dati di targa della caldaia che serve l’impianto. Quindi verificare i dati di produzione di acqua calda sanitaria.
Dovrà verificare i dati geometrici riportati in planimetria o ricostruzione la planimetria, qualora quest’ultima non fosse stata resa disponibile, con particolare attenzione ai vani adiacenti alle pareti perimetrali esterne, ai vani confinanti, agli ostacoli che fanno ombra, agli edifici nelle adiacenze.
Terzo passo: la compilazione del certificato
Una volta raccolti tutti i dati, incrociando e integrando quelli forniti dal committente con quelli da lui stesso registrati in fase di sopralluogo, il tecnico dovrà compilare l’attestato avvalendosi di software certificati dal Comitato Termotecnico Italiano appositamente predisposti: gli serviranno a fare i calcoli necessari per determinare gli indici di prestazione energetica relativi al riscaldamento e alla produzione di acqua calda sanitaria, per poi determinare l’indice di prestazione energetica globale, la classe energetica, il fabbisogno di energia primaria per il raffrescamento dell’edificio.
Quarto e ultimo passo: indicare gli interventi migliorativi
Fa parte del compito del certificatore nel redigere l’attestato, indicare interventi migliorativi sia relativi all’involucro dell’edificio che all’impianto, volti a migliorare la classe energetica della casa e ad evitare sprechi. Ad esempio potrebbe essere utile una consulenza dalla parte degli esperti di www.elettricistapadova.it .
Occorre sapere che l’inadempienza dell’obbligo o la redazione di un Ape non corretto comporta sanzioni elevate, fino a 18000 euro. Il certificato può anche avere la firma digitale del tecnico, se la modalità è consentita dalla Regione, in modo da poterlo inserire nel catasto energetico regionale. Va conservato con il libretto della caldaia e consegnato o a i nuovi proprietari o ai locatori. Ha una validità di 10 anni se l’immobile è in regola con i controlli dell’impianto termico.