Le caratteristiche energetiche di un edificio o di una singola abitazione vengono descritte tramite l’APE, attestato di prestazione energetica regolato da un apposito decreto legge (il 145, art. 1 comma 7 del 23/12/2013). Con una semplice scala di lettere (ben dieci, dalla A4 alla G) si ha la possibilità di certificare il livello di prestazione energetica della nostra casa (in parole povere, quanto effettivamente consuma).
Perché questo aspetto è diventato così importante negli ultimi anni?
Garantire un livello di efficientamento energetico ottimale rappresenta un vantaggio per l’intera comunità, in quanto si può assicurare un approvvigionamento equo per tutti, riducendo il più possibile le emissioni di gas e di inquinanti, ritenute una delle principali cause della formazione dell’effetto serra.
Considerando che quasi la metà dei consumi energetici prodotti è appannaggio delle abitazioni civili, degli uffici e dei negozi, e che in casa si ha una spesa sempre più elevata per mantenere una temperatura ideale, risulta fin troppo ovvia l’importanza di garantire un buon livello di certificazione energetica per la propria casa.
La classificazione in lettere permette di comprendere facilmente quanto arriva a consumare il nostro appartamento; la classe A viene quindi assegnata agli edifici più virtuosi in termini di risparmio energetico, mentre la classe G è riservata alle abitazioni che consumano moltissimo (nella maggior parte dei casi si tratta abitazioni molto vecchie per le quali non è mai stato ideato un piano di isolamento termico).
L’unità di misura che vedete in questa tabella è l’indice di prestazione energetica EPi, che esprime il consumo totale di energia per il riscaldamento dell’edificio con riferimento all’unità di superficie utile o di volume lordo.
Questo indice si esprime in kWh/m2 per anno o in kWh/m3 per anno in caso di edifici ritenuti non residenziali.
Contenuti articolo
Come si ottiene la certificazione energetica della propria abitazione
Per ottenere l’APE sulla propria abitazione è necessario contattare un certificatore energetico, soggetto abilitato ed iscritto a un apposito albo (solitamente un tecnico che si occupa della progettazione di edifici, come architetti, geometri o ingegneri).
Attraverso un sopralluogo obbligatorio dell’edificio, e servendosi di un apposito software certificato dal CTI (Comitato Termotecnico Italiano), il certificatore valuta una lista di parametri, tra i quali ricordiamo:
- Tipologia di infissi
- Caratteristiche delle murature
- Tipologie di sistemi di riscaldamento e raffreddamento interni
- Eventuale produzione di energia rinnovabile
Una volta effettuati i calcoli necessari, viene redatto un documento che definisce il livello di qualità energetica dell’edificio, con annessa targa energetica sintetizzata con una lettera. L’APE ha durata decennale.
L’utilità di un intervento di insufflaggio delle intercapedini
Abbiamo visto che è possibile assegnare un valore al livello di efficienza energetica della nostra abitazione, quindi l’obiettivo da porci è quello di realizzare interventi atti a massimizzarlo (una casa con certificazione energetica virtuosa tipo A o B permette di vivere in un ambiente con alto confort abitativo, ha un minor impatto sull’ambiente e permette di risparmiare sulla bolletta energetica, oltre a garantire un aumento del valore di mercato dell’immobile in sede di vendita).
Un modo per ottenere il miglioramento della classe energetica è rappresentato da un intervento di isolamento termico del proprio appartamento.
La coibentazione termica avviene con differenti modalità, si può scegliere, infatti, tra l’installazione di un cappotto termico sulla superficie esterna della muratura, e un intervento di insufflaggio (che prevede il riempimento dei muri dotati di intercapedine, uno spazio vuoto presente tra il muro esterno e la tamponatura interna).
Entrambe le tecniche sono volte al conseguimento di un miglioramento energetico dell’edificio e la scelta dell’uno rispetto all’altro è materia di tecnici specializzati.
Qualora si riscontrasse la presenza di un intercapedine (cosa non rara in quanto molti edifici presenti in Italia hanno questo spazio vuoto, soprattutto in quelli costruiti fino agli anni 90), consigliamo di sfruttare l’intervento di insufflaggio delle intercapedini, che permette di riempire il vuoto con l’inserimento di prodotti isolanti appositi (leggi questo approfondimento sull’isolamento termico delle pareti per saperne di più).
Perché è così importante isolare termicamente un’intercapedine
La creazione di uno spazio vuoto doveva originariamente rappresentare una forma di isolamento termico, cosa che effettivamente poteva avvenire con intercapedini dallo spessore molto limitato (con circa 2 centimetri di vuoto, l’aria dell’intercapedine può riuscire a fare da isolante tra ambiente interno ed esterno).
Solitamente questo non accade, in quanto la quasi totalità delle intercapedini presenta degli spessori maggiori (si può arrivare anche a superare i 30 centimetri in casi particolari); in questi casi non si può ottenere alcun tipo di isolamento termico, ed il vuoto eccessivo può generare delle vere e proprie correnti d’aria, con dispersioni termiche anche di notevole importanza e conseguente cattivo confort interno!
Il rischio maggiore, in questi casi, è quello di ritrovarsi in una casa che non riesce a mantenere la temperatura interna ideale durante i vari periodi dell’anno (soprattutto quando è molto freddo in inverno e molto caldo in estate) e che ci costringe a ricorrere all’utilizzo massiccio di sistemi di riscaldamento e condizionamento, per poter mantenere un livello ideale di confort abitativo.
E’ fin troppo chiaro come questo aspetto possa andare ad incidere negativamente nel momento in cui si richiede un attestato di prestazione energetica .
Ecco perché isolare un’intercapedine permette di risolvere questa problematica. L’inserimento del materiale isolante permetterà di coprire tutti gli spazi vuoti presenti e di eliminare quasi del tutto le dispersioni termiche, consentendo in tempi rapidi un risparmio energetico che potrete verificare direttamente in bolletta e nella vostra quotidianità (se la casa riesce a mantenersi più fresca in estate e più calda in inverno i sistemi di riscaldamento e di raffrescamento potranno lavorare in economia senza eccessi di impiego!).
Per quanto riguarda la scelta del materiale migliore, consigliamo di ricorrere a quelli espansi rispetto ai “secchi”; i primi, infatti, si inseriscono dal basso verso l’alto, grazie ad una rete di fori praticata sulla parete stessa, fino al totale riempimento di ogni spazio vuoto. L’isolante espanso, inoltre, ha la capacità di arrivare anche nei più piccoli angoli, garantendo un riempimento ottimale senza danneggiare le tubature interne e senza contribuire alla formazione di muffe.
Altri vantaggi che riguardano l’isolamento termico delle intercapedini:
- L’intervento è realizzabile in una singola giornata lavorativa, sarà sufficiente liberare la parete che deve essere coibentata e al resto penserà il team che si è incaricato dell’intervento
- Può essere effettuato sia insufflazione esterna che interna alla casa
- Non si necessitano autorizzazioni preliminari, cosa che invece è necessaria per il cappotto termico
- Rispetto al cappotto termico si ha una spesa più contenuta, ma con ottimi risultati
Grazie a questa tipologia di isolamento termico si ha la possibilità di garantire un risparmio energetico di cui si potrà tenere conto nel momento in cui si realizza un attestato APE per la certificazione energetica dell’edificio (cosa che andrà ad influire positivamente anche sul valore di mercato dell’immobile).
Oltre ad avere una casa che tende a consumare meno energia, farete un favore anche all’ambiente grazie alla minore emissione di Co2, aspetto davvero importante in un mondo che combatte da molti anni contro la problematica del riscaldamento globale.