È detto “Moplen“, si adegua a tutto, e subito entra nelle case degli italiani, dalla stoviglie ai giocattoli.
E questi erano gli slogan nell’Italia degli anni ’60.
Il polipropilene isotattico fu scoperto negli anni cinquanta dal chimico imperiese Giulio Natta. La grandiosa invenzione valse a Natta il premio Nobel per la chimica del 1963.
Il Moplen veniva prodotto dalla Polymer e dalla Montesud, due società controllate dalla Montecatini, poi diventata Montecatini Edison.
Nell’Archivio fotografico di Edison infatti, vengono conservate immagini relative alle molteplici applicazioni del Moplen, pubblicizzate anche da Gino Bramieri per il “Carosello”.
Un tuffo meraviglioso nel passato che evoca ricordi indietro nel tempo, ma l’entusiasmo creatosi all’epoca è più che comprensibile. E volendo infatti fare un paragone, l’invenzione di quel momento può essere paragonato alla sensazionale situazione che nei giorni nostri ha scaturito la rivoluzione informatica.
Le fibre plastiche diedero vita ad una vera e propria rivoluzione dei cicli produttivi attraverso gli stampi a caldo. Questa divenne una tecnica di lavorazione, attraverso cui, in un unico passaggio, si otteneva dallo stampo il prodotto ormai finito, anche con forme che si allontanavano dai classici esempi della quotidianità. Le rotondità e le forme ellittiche che prima provocavano un vero e proprio tabù, adesso erano stato completamente abbattute
Quasi tutti i manufatti che venivano realizzati dapprima con leghe metalliche e con il legno, adesso furono abbandonate e finirono al di fuori del mercato.
Tipico esempio furono gli scolapasta, gli spremiagrumi, le assi per lavare………. già suona strano ma è proprio quello che intendiamo……. assi da lavare, perché a suo tempo, quando il progresso non era ancora scoppiato e quindi non tutti in casa possedevano una lavatrice.
E’ così che nasce una nuova scuola di pensiero che in poco tempo prese il sopravvento, oggi invece, bisogna solo fare i conti con tonnellate di plastica prodotta.