La casa di legno a prova di terremoto e di incendio, oggi può non essere solo fantasia ma anche realtà.
Questo è ciò che hanno fatto i ricercatori di Ivalsa, istituto per la ricerca del legno di San Michele all’Adige (Trentino).
Nella località di Miki, cittadina giapponese a pochi chilometri da Kobe, la nuova ideazione è diventata reale, superando i più aggressivi test antisismici del mondo.
Già nel lontano 2008, la stessa casa di legno Ivalsa aveva avuto resistenza quando era stata sottoposta ai test antifuoco. E infatti ad un’ora e più di fiamme vive, la struttura continuava a mantenere integre le sue proprietà meccaniche e inalterata la sua struttura, sradicando così i soliti antichi pregiudizi inerenti alle case di legno che resistono al fuoco meno del cemento.
Nulla di più errato: il cemento collassa a 600 gradi di temperatura, mentre una struttura di legno lamellare resiste molto di più.
Il Giappone come ben sappiamo è una zona ad alto rischio sismico, dove i sismografi danno non si quietano mai.
In seguito al terremoto di Kobe, che ha scombussolato l’intera regione e fatto 6 mila morti, da queste parti hanno deciso di costruire un enorme laboratorio dove testare i prototipi di ogni struttura civile.
E così dopo cinque anni di lavoro e 4 miliardi di dollari, è nata “Monster” la piattaforma sismica sperimentale più grande del mondo, in grado di simulare qualsiasi terremoto, anche di elevatissima magnitudo.
Su questa piattaforma hanno costruito una palazzina di legno, di 7 piani e 24 metri di altezza, ideata, progettata, brevettata e costruita da tecnici italiani.
Per la verità, sul principio i giapponesi non erano fiduciosi nelle capacità degli ingegneri italiani, in quanto né loro né gli americani erano riusciti ad ottenere dei risultati positivi.
E invece stavolta gli italiani hanno battuto sul tempo e in altezza gli americani.
Quando la soddisfazione è arrivata, il professor John van de Lindt (capofila del progetto americano) e Steve Pryor, dirigente di una multinazionale del settore edilizio, erano seduti in prima fila per ammirare i risultati del test sulla palazzina di legno italiana.
Sono infatti rimasti tutti a bocca aperta e ad applaudire, quando “Monster” ha riprodotto la stessa onda sismica che a suo tempo sconvolse Kobe, e la casa di legno italiana non si è affatto scalfita. Si certo, ha ondeggiato sotto l’urto dell’onda sismica ma è ritornata diritta e integra come prima.
Un anno prima, sempre a Miki, i giapponesi ci provarono con una casa di tre piani, simile ad una grande gabbia d’acciaio rivestita di cemento: la casa non si distrusse ma riportò danni irreversibili.
“Il nostro obiettivo – aveva spiegato il professor Ario Ceccotti, direttore di Ivalsa – non è solo quello di salvare le vite umane, ma di mantenere integre le strutture”.
Ad assistere alla prova c’erano più di 400 persone, studiosi e imprenditori, provenienti da paesi di quattro Continenti: Canada, Stati Uniti, Colombia, Vietnam, India, Nuova Zelanda, Germania, Korea e Slovenia.
L’esperimento di Miki può essere definito il punto più avanzato della ricerca sviluppata dal progetto Sofie (Sistema Costruttivo Fiemme), nato in collaborazione tra l’Ivalsa, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, e la Provincia Autonoma di Trento.
“Abbiamo lavorato in Italia – sottolinea Gianluca Salvatori, assessore trentino alla ricerca e innovazione, motore del progetto Ivalsa, assieme al professor Ario Ceccotti, direttore di Ivalsa – tenendo presente gli standard giapponesi per un prodotto globale, perché siamo convinti che la ricerca applicata non possa che essere apertura verso il mondo, così come una buona idea non conosce confini”.
Sicuramente grazie al progetto italiano cambierà il modo di costruire le case in tutto il mondo.